“La presenza viva delle cose” di Laura Garavaglia

“La presenza viva delle cose” di Laura Garavaglia

Questo minuscolo libretto in versi di cui mi appresto a parlare si identifica pienamente a partire dal titolo: «La presenza viva delle cose».

La prima domanda che ci si potrebbe porre ci porta a un piccolo bisticcio di parole: cosa sono le cose? Difficile dare una risposta e probabilmente non è compito della poesia sciogliere questo nodo.

Tuttavia, alla lettura di questo libro, scritto da Laura Garavaglia per Puntoacapo editrice (in doppia lingua, con traduzione in inglese di Annarita Tavani e prefazione di Dante Maffia) le cose si costituiscono soprattutto in una dimensione immateriale, afferente al ricordo scaturito dall’esperienza, ma anche dalla pura immedesimazione. Vediamone un esempio.

E dietro le cime il confine
di quello che ho perso
di quello che è stato
Quest’ora è il limite azzurro
immobile al giorno e alla notte.
Le luci si accendono
e tutto ha quel senso di cose vissute
altrove
che non mi appartengono più.

Il ricordo della non appartenenza è paradossalmente la più grande forma di appartenenza a se stessi.

Cosa cerchiamo o ricerchiamo maggiormente se non quello che non possediamo o che abbiamo perso? E quanto incide la memoria nella riflessione sul nostro stato di esseri umani? In questo continuo ricambio tra l’avere e il perdere, tra realizzazione e inconsapevolezza, vi sono delle crepe, ma è proprio attraverso queste che passa il soffio della vita, sotto forma di valore della testimonianza e della trasmissione.

I momenti migliori di questo lavoro sono quelli in cui l’autrice milanese tocca l’essenza di una data suggestione in maniera universale.

La lirica dal titolo Fine costituisce un chiaro esempio di quanto affermo, laddove Laura Garavaglia, attraverso i propri versi, tenta di andare oltre le parole stesse affinché le immagini possano essere evocative e imprimere nella mente del lettore un’esperienza di vita che una riflessione successiva e personale tende a completare.

Questo è ciò che la poesia dovrebbe sempre generare, ma qui ci si arriva facendo delle constatazioni sulla realtà percepita che progressivamente si tramutano in “cose” che possono essere corpo, carni umane o semplici oggetti.


Fine

Si è sciolto nel silenzio di un saluto
il tempo che non ci è bastato
sfumato in cenere
e non erano solo le parole
le cose accumulate
a chiudere nel solco la memoria
la ruga profonda della vita
due assi inchiodate sopra il cuore.

Vi è la compenetrazione di un dolore primigenio ma, al contempo, si intravede una cauta fiducia nella trasmissione del passato e del ricordo, come se tutto questo lavorio della memoria e della perdita sia necessario affinché tutto continui e il trauma non si ripeta, ma sia presente rinnovandosi nell’evocazione.

Probabilmente sta tutta qui la vitalità delle cose, così simili al passato, così lontane dal momento attuale eppure sempre e irrimediabilmente presenti.

Ed è in  questo frangente soprattutto che si inserisce lo sguardo profondo della Poesia, con pregi e limiti, senza rinunciare alla propria intrinseca capacità di andare oltre i confini così come alla necessità di ridefinirli.

Una manciata di versi che potrebbero essere dichiarazione poetica, illuminante riflessione ma, soprattutto, rivelazione. La poesia contiene ricchezze e miserie, dipende dall’angolatura da cui si fa largo lo sguardo sul mondo. Dipende dal lettore cosa ne vorrà fare di questo osservatorio denso di spunti e di omissioni da rintracciare.

Poesia

A volte le parole sono occhi
guardando obliquo il mondo.
Scavano nel profondo
prospettive diverse.
A volte invece le parole
si fermano nell’aria
e non raggiungono
gli angoli della vita.
E i versi sono polvere
dentro un raggio di luce.

scritto da:

Vive in Ungheria, insegna Lingua e Cultura italiana a Budapest. È fondatore del gruppo Poienauti, moderatore di Poeti Italiani del ‘900 e contemporanei e portavoce di Versipelle. Collabora con exlibris20 e con Giuseppe Cerbino nella trasmissione web La parola da casa. Ha pubblicato Variazione Madre (Controluna-Lepisma floema).

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