Beato quel figlio, due storie di santità

Beato quel figlio, due storie di santità

Era il 7 ottobre del 1990, il giorno della Madonna del Rosario, quando a Sassello, paese dell’entroterra savonese, la famiglia Badano perdeva una figlia. Da quel momento però diventava luce per tutta la Chiesa. Quest’anno non sono stati solo i trenta anni dalla morte di Chiara Luce, ma anche i dieci dalla beatificazione (avvenuta a Roma il 25 settembre del 2010) che a poche settimane dalla beatificazione di un altro giovanissimo italiano, Carlo Acutis, interpella tutte le mamme che hanno perso dei figli speciali. 

La vita di Chiara agli occhi di molti può sembrare piena di pazzie, e così anche quella di Carlo Acutis, perché non si è abituati a santi da calendario in jeans o con le scarpe da tennis, ma questi beati raccontati oggi dalle loro mamme ci dicono quanto la santità sia veramente a portata di tutti. Nella loro vita non c’è stata una netta differenza tra sacro e profano. Tutto ciò che riguardava la fede loro lo hanno saputo trasformare in una serena normalità. Normalità che si è riempita di luce non solo per la famiglia e per chi ha avuto la fortuna di vivere con questi santi della porta accanto, ma per tutti i giovani che si rispecchiano in loro o che da questa luce sono attirati.

Chiara Luce, beata

Chiara era figlia unica, attesa dai genitori per 11 anni e la mamma di Chiara che ha vissuto con lei anche quei mesi segnati da una malattia incurabile, dopo la morte della figlia, che in un’ottica di vita eterna ha trasformato in un traguardo, ha compreso che sua figlia non sarebbe più stata solo sua. Ha compreso che quella figlia unica l’avrebbe dovuta condividere con sempre più persone, diventando la madre di una figlia che il mondo prega.

Carlo Acutis, beato

Lo stesso Carlo Acutis, uno dei giovani indicati da Papa Francesco come modelli nella Christus vivit (insieme a san Domenico Savio e al beato Piergiorgio Frassati e alla stessa Chiara Badano). In virtù della sua buona frequentazione della Rete è stato addirittura proposto come patrono di Internet eppure sua mamma in questi giorni lo ha raccontato al mondo intero, con interviste tradotte in tantissime lingue, come un figlio prima ancora che un beato.

Un figlio come forse ce ne sono tanti, speciali in quella ordinarietà di figli, e probabilmente serve una morte incomprensibile agli occhi di un genitore, per poi capire che nessuno si salva da solo, e anche nella santità c’è una cordata dove tutta la famiglia inevitabilmente è dentro. Chi dona un figlio alla Chiesa è forse già santo per amore. Perché nell’elaborazione di un lutto, si elabora un metodo per ascoltare la volontà dell’Alto e capire quale sia la cosa più giusta da fare anche quando non è la più conveniente, ma non c’è un manuale per queste mamme che oggi pregano insieme a tutta la Chiesa i propri figli.

Tutti nascono originali molti muoiono fotocopie”. Diceva il beato Carlo Acutis riferendosi alla tendenza dei giovani ad omologarsi, non a caso quei tre tasti del copia e incolla sulla tastiera sono generalmente i più consumati perché si cerca sempre di trovare guide pratiche che possano aiutare, già sperimentate. Poi si diventa mamma, come tante altre donne, si crescono i figli che però non sono un possesso, anche se quell’aggettivo possessivo rende felici tante mamme quando parlano dei propri figli, e a volte serve il coraggio delle mamme dei santi per capire che di un figlio non si è padroni.

Figli agli onori degli altari

La mamma di Chiara Luce e la mamma di Carlo Acutis condividono i loro figli già beati addirittura con chi non li ha mai incontrati in vita. Vedono le foto dei propri figli non solo dentro le chiese ma dentro le case di altre mamme e sorridono e donano. La vita si genera e poi non si può trattenere. Se riesce a farlo chi il proprio figlio lo guarda attraverso una lapide, può farlo anche chi ha la possibilità di abbracciarlo ancora. Non c’è consolazione per una mamma che perde un figlio. Neanche il vocabolario è riuscito a trovare un termine esatto per questo dolore, ma forse consola il fatto che quel figlio dato al cielo magari diventa figlio anche per chi non ha mai sentito pronunciare da un bambino la parola mamma.

scritto da:

È nata a Zurigo, dove ha vissuto la sua infanzia. Poi si è trasferita con la famiglia in Calabria. È giornalista e ufficio stampa. Collabora con le riviste delle Edizioni San Paolo. Il suo ultimo libro è Il rumore della pace, un manuale di sopravvivenza al coronavirus (Castelvecchi Editore)

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